LA FESTA DI SANT' ANTONIO A LISBONA

         Ritorno da un bellissimo viaggio a Lisbona ospite di Maria José de Lancastre, traduttrice e curatrice per Adelphi dell'opera poetica di Fernando Pessoa e moglie del grande scrittore Antonio Tabucchi, uno degli intellettuali europei più creativi, affascinanti e amati.
A parte il piacere di scoprire la città con lo sguardo della mia deliziosa ospite (ci sarebbe da parlare a lungo in proposito), sguardo che includeva la visita a musei raffinatissimi ma anche a luoghi lungo la riva del Tago dove avevano avuto stanza tra la varia umanità tipica dei porti,  le abitazioni variopinte delle prostitute pronte a ricevere i marinai di passaggio, ho avuto il piacere dicevo di assistere anche alla festa che il 13 giugno gli abitanti di Lisbona dedicano al loro concittadino Sant' Antonio.
        E' una festa magnifica,  con gran partecipazione di popolo. Per noi del sud d'Italia legati a Sant' Antonio abate e alle focare, le pire di fuoco in suo onore,  è tutt'altra cosa.
La città fin dal mattino comincia a profumare di sarde arrosto. Dico a "profumare" perchè così è. Tutti ne mangiano: ricchi e poveri, residenti e turisti, fedeli e no.E' la devozione.  Fumi si levano qua e là per le vie dalle fornacelle, dai fuochi accesi nei barbecue per arrostire il pesce di Sant'Antonio. Le sarde non sono piccole come ce le aspetteremmo noi. No, sono grandi almeno quanto un palmo di mano tesa. Si mangiano  in memoria del miracolo di sant' Antonio suppongo; quando il Santo si accorse di essere inascoltato mentre predicava agli eretici di Rimini  si rivolse ai pesci del mare i quali si radunarono in un subito davanti a lui e mostrarono di avere più testa dei cittadini della città romagnola.
Le viuzze colorate dell'Alfama, della Baixa, del Barrio alto vengono addobbate da una parte all'altra con nastri di carta multicolori. Gli azulejos brillano d'azzurro all'ultimo sole. La voce di Amelia Rodrigues, icona nazionale, viene fuori dalle finestre aperte a colpirti dolcemente il cuore. Ma è la sera, quando decine e decine di migliaia di persone si allineano lungo l' Avenida da Libertade che si giunge al vero delirio nell'onorare il Santo che a Lisbona ebbe i natali.
Da Praça Marques de Pombal dove son tutti riuniti partono i carri dei vari quartieri con i manifestanti in costumi coloratissimi e improbabili. Tutta la gente è in festa. L'allegria è al massimo. Giovanotti e ragazze vocianti o urlanti slogan incomprensibili portano copricapo colorati a forma di pesce entro la cui bocca pongono la loro testa. Tutti premono. Gli uni appoggiati altri. Vogliono vedere!  Un carro con l'immagine del Santo viene trainato al centro dell'ampio viale. Polizia e sirene d'ambulanza. Sicurezza ovunque. Suoni festosi e urla. Canti ritmati e balli frenetici. Sembra la festa per la vittoria di un mundial di calcio. Antichi attributi dell'iconografia antoniana come il cuore sormontato da fiamme e i pesci vengono spinti da giovani forti e da ragazze formose. Altri tutt'intorno ballano frenetici. La sfilata dura ore e ore, fin nel cuore della notte.


La mattina dopo la città è vuota e addormentata. Tutto potrebbe accadere in questa magica silenziosa sospensione piena di sole e di luce. Persino di incontrare, solitario, Fernando Pessoa  (anche lui di nome Antonio e nato il 13 di giugno) che con un gesto del capo mi invitasse gentilmente a sedere al caffè A Brasileira nella sedia vuota accanto a lui  e sottovoce mi dicesse dei suoi versi:

    
                                                           Santo António de Lisboa
                                                           Era um grande pregador
                                                           Mas é por ser Santo António
                                                           Que as moças lhe têm amor

                                                           No baile em que dançam todos
                                                           Alguém fica sem dançar.
                                                           Melhor é não ir ao baile
                                                           Do que estar lá sem estar...


 


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