Il tarantismo è un fenomeno dalla vita lunghissima. In base alla mole di documenti di cui oggi si dispone si può con certezza affermare che in Italia è presente dal XIV fino alla fine degli anni settanta del XX secolo con area di massima diffusione la Terra d’Otranto. Non è solo un fenomeno italiano come a lungo si è creduto. Negli ultimi tre secoli infatti è testimoniato anche nel sud dell’ Europa e soprattutto in Spagna: Andalusia, Mancia e, in minor misura, Estremadura, Aragona e Catalogna. Si rimane dunque perplessi che difronte a una tale imponente realtà il più grande e riconosciuto studioso del tarantismo l’antropologo Ernesto de Martino si sia occupato ne “La terra del rimorso” esclusivamente del tarantismo relativo all’area del Salento. Possibile che non sapesse del tarantismo diffuso in altre aree d’Italia? Possibile che non sapesse nulla del tarantismo spagnolo? No, non è possibile. Nella “Bibliografia” della sua opera troviamo elencato infatti il testo di Francisco Xavier Cid Tarantismo observado en Espana. E allora come mai non ha voluto allargare l’orizzonte della sua ricerca e dare una lettura esaustiva del fenomeno che andasse oltre il dato locale? Le risposte potrebbero essere tante ma una fra tutte si fa largo prepotentemente. È probabile che pur conoscendo il testo del Cid, e quindi la realtà del tarantismo in Spagna, egli non abbia voluto ricercare oltre perché la realtà spagnola così come gli sarà apparsa dalla lettura del Cid, e quella del tarantismo nel resto d’Italia, avrebbero contraddetto l’analisi storico-religiosa del tarantismo salentino che intendeva raccontare. Analisi in verità un po’ preconcetta (“Preparazione in sede” la definisce de Martino) e meccanica che aveva elaborato a distanza anche se poi verificata con una minima, intensa e sconvolgente osservazione diretta.